Marin Sanudo: Itinerario per la terraferma veneziana

La Regione Veneto sta cercando di recuperare l’itinerario che il giovane veneziano, Marin Sanudo, tra il 1483 e il 1484 percorse accompagnando dei funzionari veneziani, tra cui il cugino Marco che nel 1483 venne nominato Sindaco inquisitore di Terraferma. Una magistratura collegiale incaricata di percorrere il domino veneziano per svolgervi una complessa inchiesta amministrativo-fiscale. Marco Sanudo invitò il diciassettenne cugino Marino ad aggregarsi alla spedizione per un viaggio d’ispezione della Terraferma (dalla Lombradia all’Istria) per accogliere le richieste dei sudditi e ascoltare i podestà delle varie città. Il giovane durante questo percorso scrisse dei diari molto dettagliati accompagnati da disegni in cui descriveva esattamente quanto vede e aneddoti di vita quotidiana. Il racconto esprime l’orgoglio e la fiducia di Sanudo nella superiorità morale e anche materiale di Venezia nel suo rapporto con le istituzioni e la società del dominio di Terraferma: superiorità evidente nella forza dei suoi sistemi di difesa militare; nella capacità paterna di praticare direttamente una buona azione di governo e di stimolarla indirettamente nel nesso virtuoso fra il profilo dello stato e il ruolo assolto dalle famiglie dei singoli membri del patriziato veneziano. Quello che descrive il nostro Marin è una sorta di prima guida tuirista delle terre della Repubblica di Venezia

Il cammino parte dalla città di Padova dove descrive esattamente Prato della Valle, l’Università e la biblioteca, si dirige poi a Monselice e Este dove trova belle strade e una grande piazza. Passa per Montagnana attraversa il Polesine fino a Rovigo e poi Ferrara, dove vicende militari politiche interessano lo stato Veneziano, nel 1482 ci fu la guerra tra Venezia e Ferrara in quanto a Comacchio la città estense cominciava a raccogliere il prezioso sale. La guerra fu vinta dai veneziani con l’appoggio del Papa, e Rovigo, Ferrara e il polesine passarono sotto il dominio veneziano. Da qui si diressero verso occidente, nel territorio veronese sul Garda e poi a Mantova che definisce subito città vetustissima. Proseguono in direzione di Brescia, città antichissima, Bergamo, unico esempio nel territori veneziano di città divisa tra alta e bassa e Crema con il suo bellissimo castello; quindi ritornarono verso il lago di Garda a Salò , passando da Riva del Garda fino a Arco, Rovereto e Trento. Con una zattera, coperta da una tettoia, Sanudo e il gruppo si imbarcò verso Verona sul fiume Adige ma in questa traversata avventurosa ebbe parecchia paura perchè la forza dell’Adige era tanta e non vedeva l’ora di arrivare a Verona città che l’ha entusiasmato per la cultura e i monumenti artistici, come l’Arena, Castelvecchio e San Zeno. Proseguono poi verso oriente, transitando per Soave fino alla fedelissima Vicenza, descrive la Basilica come gotica in quanto quella del Palladio doveva essere ancora costruita. Prosegue per Bassano dove il Ponte segna il confine tra Marostica da una parte e Bassano dall’altra. Si contiuna per Cittadella e qui si sofferma sull’impianto urbanistico della città fortificata definendola “Castello Bellissimo”, la delegazione arriva a Noale, poi Mestre e finalmente nella nostra Treviso. Viene definita come “terra grossa”  e non città anche se è sede episcopale ma questa definizione deriva dal fatto che non aveva molti abitanti, molti aristocratici trevisani hanno preferito spostarsi nelle campagne come i Collalto. Sanudo descrive il Palazzo dei Trecento che ospita la commissione di aristocratici che affiancano il rettore veneziano a discapito del consiglio comunale esautorato durante il dominio veneziano. Il viaggio continua ad Asolo, con il suo castello situato sopra un monte, poi Feltre e Belluno definita come “terra buona”, riscende verso Conegliano e Oderzo, Motta di Livenza e Portobuffolè fino al Friuli. Da qui, passando da Udine e Cividale, quindi Gorizia, Aquileia dove si sofferma sul carattere archeologico conclusero il loro viaggio in Istria, toccando Capodistria, Parenzo, Pola e Albona.

Al ritorno dal viaggio il cugino Marco Sanudo fu nominato Senatore della Repubblica.  Marin Sanudo invece provò a far pubblicare i suoi scritti in volgare ma venne fermato dalla Repubblica che prefì una versione latina e Marin dovette dare tutti i suoi appunti a Pietro Bembo. Solo nel 1847 venne segnalato a Rawdon Lubbock Brown che provvide subito a darlo alle stampe.

Non ci resta che aspettare che la Regione Veneto definisca esattamente il percorso in quanto l’ urbanistica dal 1483 ad oggi è decisamente cambiata!